Ingredients
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500 g amaranto (semi)
Directions
Cucinare l’amaranto: la ricetta perfetta per non avere un pappone colloso che poi risulta poco appetibile.
Da anni oramai mi dedico al miglioramento nutrizionale, di gusto e consistenza degli alimenti base della cucina secondo il gruppo sanguigno. Quando ho preparato la lezione sull’amaranto alla scuoladicucinagrupposanguigno, ho provato a pretrattarlo, come faccio con gli altri pseudo cereali, ovvero quinoa e grano saraceno: il risultato è stato ottimo, al punto che poi cucinandolo secondo qualche ricetta, alcuni miei allievi hanno dichiarato che così lo trovavano molto più digeribile, oltre che più buono.
Forse conosci già il trattamento per cucinare la quinoa al meglio:
…e il grano saraceno:
Ora è la volta dell’amaranto, forse il più ostico di tutti, perché molto gelatinoso. Con questo trattamento puoi utilizzarlo subito in qualsiasi ricetta (anche un risotto di amaranto!) oppure conservarlo in barattoli di vetro negli scaffali della cucina. Anche cuocendo non ti darà quella consistenza gelatinosa.
L’unico strumento fondamentale è un sacchetto per latte vegetale oppure un setaccio a maglia fine.
Per cucinare l’amaranto: la ricetta perfetta è questa. Come tutti gli altri semi (cereali, pseudo, legumi, frutta secca, semi oleosi) l’amaranto porta sulla superficie del chicco alcuni antinutrienti (oligoelementi, saponine, fitati e altri) indigeribili e dannosi per il nostro organismo. I semi si dotano di questi elementi per motivi di protezione e nutrimento.

Il trattamento migliore tuttavia, come per tutti gli altri semi, è l’ammollo preventivo: in questo modo il chicco rilascia completamente le impurità e gli antinutrienti e avvia la germinazione, un processo altamente benefico, che aumenta notevolmente vitamine (E e gruppo B) ed enzimi contenuti nel chicco, e li rende biodisponibili, belli pronti per la nostra digestione.
Quindi detto fatto: ho lasciato l’amaranto in ammollo con acqua fresca per circa 8 ore (almeno 4 in ogni caso), poi l’ho sciacquato abbondantemente con un setaccio a maglia finissima. A questo punto ho steso l’amaranto su una teglia rivestita con carta forno (strato sottile) e l’ho fatto asciugare in forno a 90°C per molte ore (circa 7). Il tempo dipende dal tuo forno, devi controllare che diventi perfettamente asciutto. Dopodiché l’abbiamo utilizzato sia risottato (non colloso), sia per fare gnocchetti (che non si disfavano), sia per fare delle spinacine. Avendone pretrattati 2 kg, ho riposto poi l’amaranto ben asciutto avanzato nei barattoli di vetro, utilizzandolo dopo 2 mesi era ancora perfetto.
Puoi anche poi ricavare un’ottima farina con l’amaranto pretrattato in questo modo! con un mulino o altri strumenti.
Poi se lo vuoi cuocere per asciugatura in modo tradizionale, basta coprirlo con acqua fino a 1 cm sopra e cuocerlo dolcemente con un coperchio per circa 15 minuti.
Finalmente ho potuto gustare l’amaranto senza quell’aspetto colloso che non si abbinava bene a nessuna delle mie golose ricette! Tra parentesi è a causa della sua collosità che non si riesce a fare il pane di amaranto. (Se non con uova e in piccole pezzature, ovvero non è più pane, piuttosto un muffin).
Steps
1
Done
8 ore
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germinazione con ammollo |
2
Done
7 ore circa
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asciugatura in forno |
3
Done
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usi |